Chiamati eroi durante la pandemia di Covid poi dimenticati dalla classe politica.
A insorgere ed esprimere il sentimento che accomuna la sanità pubblica è il direttore dell’unità di anestesia e rianimazione di Bergamo, Luca Lorini che ricorda come i politici siano stati pronti a chiamarli eroi durante la fase critica della pandemia nel 2020 ma poi usciti da quella fase sono stati prontamente dimenticati. “I politici ci hanno chiesto di cosa abbiamo bisogno. Glielo abbiamo detto. Ci vuole una macchina adeguata perché il Covid ci ha insegnato che gli eroi volendo ci sono, è la macchina che manca” dice Lorini.
“Posti di rianimazione, intensivi, sub-intensivi, infermieri, macchinari. La politica faccia, senza più promettere. I soldi ci sono, il Pnrr deve essere orientato in questa direzione perché la priorità di un paese evoluto è una sanità organizzata” dice il medico bergamasco. Inoltre, critica la mossa di aver mandato a casa Draghi in un momento del genere come “atto sciagurato”. Lo scienziato lancia un allarme sperando che la politica lo colga dicendo che ci stiamo proiettando in un mondo di virus molto resistenti agli antibiotici. “Ci troveremo come nell’era pre-antibiotica” dice esortando i politici: “Niente propaganda ma fatti: ricerca mezzi, strutture”.
La richiesta ai politici di rilanciare la sanità pubblica: “Niente propaganda”
Intervistati da Repubblica, Lorini e le infermiere dell’ospedale simbolo della pandemia chiedono risposte concrete alla politica in vista delle prossime elezioni. “Vogliamo che rispettino il nostro lavoro non solo in tempi di pandemia” dice un’infermiera della terapia intensiva che chiede che la politica rilanci la sanità pubblica “da 20 anni compressa in favore di quella privata” sottolinea Cattaneo.
“La politica scenda un po’ più in basso e avvicini la sanità alla gente, soprattutto a chi ha meno” dice una ex caposala richiamata per le vaccinazioni. “Mi sembra che i politici di oggi – anche a livello locale, conoscano poco i bisogni delle persone e che in Lombardia abbiano arricchito soprattutto i privati”. Dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo chi più disilluso e chi più ottimista sperano, come in tanti altri ospedali italiani, che la politica metta la sanità pubblica in cima all’agenda e che coinvolga gli operatori sanitari nel prendere le scelte per non fare più scelte sbagliate che si rivelano disastrose al punto da distruggere il sistema sanitario.